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Interferone (IFN)

Avonex, Rebif e altri

Tossicità - Qual è la tossicità di Interferone (IFN)?

Sovradosaggio: non sono disponibili dati di letteratura relativi a sovradosaggio di interferone (IFN) alfa e beta. E’ probabile che dosi eccessive di questi interferoni possano provocare letargia, affaticamento, coma. In caso di sovradosaggio istituire una terapia di supporto. La somministrazione di dosi superiori a 100 mcg/m2/die per via endovena o intramuscolare di interferone gamma, in pazienti oncologici, è stata associata ad alterato stato mentale, disturbi del movimento, capogiri, neutropenia, incremento degli enzimi epatici e dei trigliceridi, trombocitopenia.

Mutagenicità: l’interferone (IFN alfa, beta, gamma) non è risultato mutageno.

Tossicità riproduttiva: negli animali da laboratorio (alcune specie di scimmie) l’interferone (IFN alfa, beta, gamma) è risultato incrementare (dose-dipendente) l’incidenza di aborti e indurre irregolarità mestruale.
Nel ratto e nel coniglio, l’interferone alfa (IFN alfa-2b) non è risultato teratogeno, non ha indotto effetti tossici sulla gravidanza, sullo sviluppo fetale e sulla fertilità della prole. In vivo, l’interferone gamma è stato associato a riduzione della spermatogenesi, ad atresia follicolare (degenerazione regressiva del follicolo) dopo somministrazione per via parenterale di dosi 8-32 volte più elevate della dose massima somministrabile nell’uomo. A dosi sottocutanee di interferone gamma, pari a 2-100 volte la dose usata nell’uomo, non sono stati osservati effetti teratogeni nei primati.
Nell’uomo i dati clinici relativi all’esposizione a interferone durante la gravidanza sono limitati. In donne esposte a interferone beta all’inizio del concepimento e nel primo trimestre di gravidanza è stato osservato un aumento del rischio di aborto (aborti spontanei/nati morti: 39,1% vs 5% (p=0,03) rispettivamente con IFN beta vs controlli) e di basso peso alla nascita (3.189+/-416 g vs 3.783 +/- 412 g (p=0,002) rispettivamente con IFN beta vs controlli) (Sandberg-Wollheim et al., 2005; Boskovic et al., 2005). In uno studio che ha valutato l’interruzione dell’interferone in un range di tempo inferiore a 4 settimane dal concepimento (donne esposte al farmaco) o superiore a questo intervallo di tempo (donne non esposte) è emersa una riduzione statisticamente significativa del peso e della lunghezza dei bambini nati dalle donne esposte rispetto a quelli nati da donne non esposte a interferone beta (p< 0,0001), ma non sono state osservate differenze per il rischio di aborto spontaneo ) (Amato et al., 2010). In un altro studio un aumento del rischio di aborto spontaneo è stato riscontrato con interferone beta-1b, ma non con interferone beta-1a; il peso medio aggiustato alla nascita è risultato entro il range di normalità (> 3200 g) sia per i nati esposti a interferone beta (IFN beta-1a e 1b) sia per i controlli, ma i bambini nati da madri trattate con interferone evidenziavano un peso alla nascita significativamente più basso rispetto ai controlli. Nessuna differenza è stata riportata per rischio di parto prematuro e difetti fetali maggiori (Weber-Schoendorfer, 2009).
Gli interferoni (IFN alfa, beta e gamma) sono inseriti in classe C per l’uso in gravidanza. Questa classe comprende i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenico, letale o altro) ma non ci sono studi controllati in donne oppure farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. Il farmaco di classe C dovrebbe essere somministrato solo se il potenziale beneficio per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto.

DL50: dopo somministrazione intramuscolare di interferone alfa-2a: 500 milioni unità/kg (topo); 100 milioni unità/kg (ratto, coniglio). Dopo somministrazione sottocutanea e endovena di interferone alfa-2a: 30 milioni unità/kg (topo, ratto, furetto).
Dopo somministrazione intramuscolare o endovena di interferone alfa-2b: 260 milioni UI (scimmia).