Digossina, idrossidi di magnesio e alluminio, nifedipina, simvastatina, tolbutamide, warfarin: non provocano interazioni farmacologiche con irbesartan (Marino, Vachharajani, 2001).
Carbamazepina: potrebbe aumentare il rischio di iponatremia quando somministrata in associazione a irbesartan/idroclorotiazide per la presenza del diuretico tiazidico (Ranta, Wooten, 2004).
Colestiramina, colestipolo: riducono l’assorbimento dei diuretici tiazidici e potrebbero pertanto ridurre l’efficacia della combinazione irbesartan/idroclorotiazide.
Fluconazolo: aumenta il picco plasmatico allo stato stazionario (steady state) e l’AUC dell’irbesartan, rispettivamente del 19% e del 63%, ma questi incrementi non risultano clinicamente rilevanti (Marino, Vachharajani, 2001).
Gemigliptin: in uno studio di interazione, in volontari sani, la co-somministrazione di irbesartan e gemigliptin, inibitore selettivo DPP4, non ha modificato il profilo farmacocinetico dei due farmaci (Choi et al., 2015).
Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): possono ridurre l’azione antipertensiva dei sartani, peggiorare la funzionalità renale (rischio di insufficienza acuta) e favorire un aumento dei livelli di potassio nel sangue (soprattutto in pazienti con insufficienza renale preesistente). L’associazione richiede cautela in particolare nelle persone anziane, una corretta idratazione e il monitoraggio della funzionalità renale.
Farmaci antipertensivi: con irbesartan si osserva un aumento dell’effetto ipotensivo.
Idroclorotiazide: l’irbesartan è risultato ridurre l’AUC dell’idroclorotiazide del 25% e aumentarne la clearance del 25%. L’idroclorotiazide non ha influenzato invece la farmacocientica dell’irbesartan. Da un punto di vista farmacodinamico, la co-somministrazione dei due farmaci determina un effetto antipertensivo superiore a quello osservato con i due farmaci somministrati separatamente. La relazione tra concentrazione plasmatica ed effetto pressorio dell’irbesartan mostra un ritardo dell’effetto pressorio rispetto ai valori di concentrazione: il massimo effetto sui valori di pressione è in ritardo rispetto al picco plasmatico e l’effetto ipotensivo permane anche quando la concentrazione del farmaco inizia a diminuire. Con l’idroclorotiazide si osserva un effetto sinergico tra i due farmaci somministrati insieme: aumento del 25% dell’effetto massimo e riduzione del 40% della concentrazione di farmaco necessaria ad ottenere il 50% dell’effetto massimo (EC50) (Hedaya, Helmy, 2015).
Diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio: l’associazione con irbesartan non è raccomandata per il rischio di iperpotassiemia.
Litio: irbesartan può aumentarne i livelli plasmatici con rischio potenziale di tossicità (Spinewine et al., 2005). L’associazione non è raccomandata; nei pazienti che devono necessariamente assumere i due farmaci, si raccomanda di monitorare la concentrazione plasmatica di litio.
Repaglinide: irbesartan è risultato aumentare l’esposizione della repaglinide in volontari cinesi portatori del genotipo SLCO1B1 c.521 TT del gene codificante per la proteina di trasporto degli anioni organici. Nello studio il picco plasmatico della repaglinide è aumentato dell’84% e l’AUC (0-8 ore) del 34%, mentre la concentrazione minima plasmatica è diminuita del 33,8%. Questi stessi parametri non sono risultati alterati quando irbesartan e repaglinide sono stati co-somministrati in volontari portatori del genotipo SLCO1B1 c.521 TC. La proteina di trasporto trasmembrana degli anioni organici (OATP1B1), codificata dal gene SLCO1B1, interviene nel trasporto di numerosi farmaci nelle cellule epatiche (Pei et al., 2018).