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Ossitocina

Ossitocina, Syntocinon

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Ossitocina?

Modalità di somministrazione in caso di induzione del travaglio di parto: l’ossitocina deve essere somministrata per infusione endovenosa goccia a goccia oppure tramite adeguata pompa da infusione. Tutte le altre vie di somministrazione parenterale - intramuscolare, sottocutanea, bolo endovena – sono escluse.

Modalità di somministrazione in bolo endovena: questa modalità di somministrazione non deve essere utilizzata per somministrare l’ossitocina perchè può provocare ipotensione acuta di breve durata associata a rossore e tachicardia riflessa.

Uso prolungato di alte dosi di ossitocina: poiché l’ossitocina esplica una debole funzione antidiuretica, la somministrazione prolungata di dosi elevate per via endovenosa con elevati volumi di liquidi può causare intossicazione idrica con iponatriemia (concentrazione plasmatica di sodio inferiore a 135 mEq/L). Altra complicanza che potrebbe manifestarsi è l’edema polmonare acuto senza iponatriemia. Per ridurre il rischio di tali complicanze, nel caso fosse necessario somministrare ossitocina a dosi elevate per lungo tempo, come ad esempio in caso di emorragia post-partum, devono essere utilizzate soluzioni di ossitocina a concentrazioni più elevate, rispetto a quelle utilizzate per indurre il travaglio, soluzioni diluenti l’ossitocina contenenti elettroliti (non destrosio) e ridurre l’apporto di liquidi per bocca. Inoltre deve essere monitorato il bilancio idrico e se necessario l’equilibrio fra gli elettroliti nel sangue.

Monitoraggio materno-fetale: durante la somministrazione di ossitocina per l’induzione del travaglio le contrazioni uterine e il battito cardiaco del feto devono essere costantemente monitorati. Dosi eccessive di ossitocina infatti possono indurre contrazioni troppo forti e/o ravvicinate che possono causare sofferenza fetale fino a ipossia e morte, da un lato, e rottura dell’utero, dall’altro.

Inerzia uterina secondaria, ipertensione gravidica di grado medio o moderato, sproporzione cefalo-pelvica (rapporto testa del feto/ampiezza del bacino), pazienti con più di 35 anni, storia precedente di taglio cesareo nel segmento uterino inferiore: in queste condizioni la somministrazione di ossitocina per l’induzione del travaglio di parto richiede cautela.

Inerzia uterina, tossiemia pre-eclampitica grave, patologie cardiovascolari gravi: in queste condizioni non è raccomandato l’uso prolungato di ossitocina.

Morte fetale intrauterina, liquido amniotico contaminato con meconio (contenuto intestinale fetale): in queste condizioni un travaglio caratterizzato da contrazioni eccessivamente forti e ravvicinate favorisce il rischio di embolia amniotica (passaggio di liquido amniotico nella circolazione materna).

Predisposizione all’ischemia miocardica: l’ossitocina deve essere somministrata con cautela se le pazienti presentano predisposizione all’ischemia miocardica (cardiomiopatia ipertrofica, cardiopatia valvolare, cardiomiopatia ischemica). In queste pazienti devono essere evitati sbalzi della pressione arteriosa e della frequenza cardica.

Prolungamento dell’intervallo QT: la somministrazione di ossitocina richiede particolare cautela in caso di pazienti con sindrome dell’intervallo QT lungo o in terapia con farmaci che prolungano l’intervallo QT. L’intervallo QT corrisponde, sul tracciato dell’elettrocardiogramma, alla fase di ripolarizzazione ventricolare. Nelle donne l’intervallo QT ha una durata normale inferiore a 450 msec: prolungamenti significativi di questo intervallo favoriscono la comparsa di gravi aritmie ventricolari.

Coagulazione intravasale disseminata (CID): l’induzione del travaglio di parto con farmaci che stimolano la contrazione della muscolatura dell’utero, come l’ossitocina, è associata ad un aumento del rischio di CID post-partum (rischio assoluto stimato attribuito all’induzione: 5 per 10mila parti (De Abajo et al., 2004). La CID è una malattia tromboemorragica acquisita caratterizzata dalla formazione di depositi di fibrina nel microcircolo e da un’alterazione del normale processo di fibrinolisi che porta a gravi emorragie. Il rischio di CID aumenta in caso di età della partoriente superiore a 35 anni, gravidanza con complicanze, età gestazionale superiore alle 40 settimane (l’età gestazionale è la durata, espressa in settimane e giorni, di una gravidanza a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione).

Farmaci ossitocici: l’ossitocina non deve essere somministrata in associazione ad altri farmaci ossitocici (farmaci che stimolano la contrazione della muscolatura dell’utero).

Allattamento: l’ossitocina esogena può passare nel latte materno, ma poiché l’ormone peptidico è inattivato nel passaggio gastrointestinale non è attesa tossicità neonatale.


Nota:
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In particolare I&B autorizza e predispone la pubblicazione dei contenuti di questa sezione "Avvertenze", con licenza GFDL e CC-BY_SA, sulla pagina dell'enciclopedia libera alla Voce "Ossitocina".