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Oxaliplatino

Oxaliplatino

Tossicità - Qual è la tossicità di Oxaliplatino?

Sono stati fatti diversi studi preclinici (cani, topi, ratti, scimmie) per evidenziare quali fossero gli organi bersaglio dell’oxaliplatino; i tessuti maggiormente coinvolti sono stati il midollo osseo, il sistema gastrointestinale, i reni, i testicoli, il sistema nervoso e il cuore. La tossicità osservata in vivo nei vari organi bersaglio è risultata coerente con quella causata da farmaci a base di platino DNA-lesivi e citotossici utilizzati nel trattamento di patologie antitumorali nell’uomo, con l’esclusione degli effetti sul cuore osservati solo nel cane.

Sovradosaggio: non esiste un antidoto all’oxaliplatino. In caso di sovradosaggio, evenienza piuttosto rara date le condizioni (ambiente ospedaliero) in cui viene somministrato l’oxaliplatino, monitorare i parametri ematologici del paziente e istituire un trattamento sintomatico.

Mutagenicità e cancerogenicità: l’oxaliplatino ha evidenziato attività mutagena e clastogenica (in grado di provocare danni al DNA). E’ considerato pertanto un farmaco potenzialmente cancerogeno (Nygren, Lundgren et al. 1997; Undeger et al. 1999).

Tossicità riproduttiva: in studi sugli animali a dosi singole e a dosi ripetute, l’oxaliplatino è stato associato ad effetti tossici sull’apparato riproduttore (Perry, 2001). L’uso terapeutico del farmaco richiede l’adozione di misure anticoncezionali durante il trattamento e nei 4 mesi successivi per le donne e per i 6 mesi successivi per gli uomini.

DL50: somministrazione orale > 100 mg/kg (ratto).