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Rituximab

MabThera, Truxima e altri

Tossicità - Qual è la tossicità di Rituximab?

Sovradosaggio: sono stati segnalati 5 casi di sovradosaggio da rituximab dopo la sua commercializzazione, ma solo in due casi sono stati riportati eventi avversi che hanno compreso sintomi simil influenzali (dose di 1,8 g di rituximab) e insufficienza respiratoria fatale (2 g di rituximab) (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2023).

Cancerogenicità: non sono stati eseguiti studi a lungo termine sugli animali per valutare il potenziale carcinogenico del rituximab o per determinare i suoi effetti sulla fertilità maschile e femminile.

Mutagenicità: non sono stati eseguiti test di mutagenicità, perché tali studi non sono rilevanti per la molecola in questione.

Tossicità riproduttiva: In vivo (scimmie cynomolgus) la somministrazione fino a 100 mg/kg durante la gestazione non ha indotto tossicità fetale correlabile a rituximab. Il farmaco ha provocato deplezione delle cellule B negli organi linfoidi del feto associata ad una riduzione delle IgG; sia la concentrazione delle cellule B sia quella delle IgG si sono normalizzate nei 6 mesi successivi alla nascita della prole senza compromissione delle reazioni di immunizzazione (Vaidyanathan et al., 2011; Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2023).
I dati relativi all’esposizione preconcepimento o in gravidanza al rituximab riportano un tasso di nascite pretemine leggermente superiore al normale (19% vs 12%), ma non un aumento dell’incidenza o del tipo di anamalie congenite (Chakravarty et al 2011). Il rituximab è un anticorpo di tipo IgG. Il passaggio delle IgG attraverso la placenta dipende dal periodo di gestazione: si osserva un progressivo aumento dal primo al secondo trimestre di gravidanza con un picco alla 26esima settimana di gestazione. E’ possibile quindi che l’esposizione al farmaco del feto segua questo andamento. Tale comportamento potrebbe agire come variabile confondente e quindi rendere più difficile valutare l’impatto dell’esposizione in gravidanza del rituximab, pertanto la raccomandazione generale è di evitare il rischio di una gravidanza durante il trattamento con rituximab e per almeno 12 mesi dall’ultima dose (Daver et al., 2013).
Non sono stati eseguiti studi a lungo termine sugli animali determinare gli effetti del rituximab sulla fertilità maschile e femminile.
I dati clinici relativi a donne trattate con rituximab durante l’allattamento al seno indicano il passaggio dell’anticorpo nel latte matterno, ma non sono stati riportati eventi avversi nei bambini (LactMed, 2023). Nei bambini allattati al seno da madri trattate con rituximab, la somministrazione dell’anticorpo non ha influenzato la conta dei linfociti B, i livelli di immunoglobuline, la crescita, l’incidenza di infezioni (Anderson et al., 2022; Rød et al., 2022; Bosshard et al., 2021; Hersey et al., 2020; Krysko et al., 2020; Bragnes et al., 2017; Jin et al., 2014).