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Rosuvastatina

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Effetti collaterali - Quali sono gli effetti collaterali di Rosuvastatina?

Gli effetti collaterali più frequenti di rosuvastatina comprendono faringite (12,2%), dolore (6,7%), cefalea (6,6%), sindrome influenzale (5,3%) e mialgia (5,1%).
L’incidenza complessiva degli effetti collaterali è risultata simile considerando rosuvastatina, pravastatina, atorvastatina e simvastatina.
L’incremento della dose della rosuvastatina non ha comportato un aumento dell’incidenza di effetti collaterali né della percentuale di pazienti che interrompono il trattamento per gli effetti avversi. Effetti avversi importanti interessano il 2% circa dei pazienti e provocano l’interruzione della terapia farmacologica nello 0,6%.


Effetti collaterali evidenziati nei trial clinici, indipendentemente da un rapporto di causalità con il farmaco

Cardiovascolari: (=/>1% dei pazienti) ipertensione, angina pectoris, vasodilatazione, palpitazione.

Centrali: (=/>2% dei pazienti) cefalea, astenia; (=/>1% dei pazienti) capogiri, insonnia, ipertonia, parestesia, depressione, ansietà, vertigini, nevralgia.

Dermatologici: (=/>1% dei pazienti) rash, prurito.

Ematici: (=/>1% dei pazienti) anemia, ecchimosi.

Endocrini: (=/>1% dei pazienti) diabete mellito, anomalie nel funzionamento della tiroide.

Epatici: (non comuni, 0,1-1%) incremento delle transaminasi (ALT, AST), ittero (raro).
L’incidenza di aumenti persistenti delle transaminasi sono comparsi nello 0,4 % vs 0 % vs 0 % vs 0,1 % dei pazienti, rispettivamente con rosuvastatina 5, 10, 20, 40 mg/die. Nella maggior parte dei pazienti gli incrementi sono stati transitori e si sono risolti o attenuati con il progredire della terapia oppure dopo una breve sospensione della stessa. L'incremento dell’alanina aminotransferasi (ALT) è più specifico di danno epatico rispetto a quello dell’aspartato aminotransferasi (AST), il cui rialzo è più spesso legato al danno del muscolo scheletrico.
Sono stati segnalati anche due episodi di ittero risoltisi con l’interruzione del trattamento farmacologico.

Gastrointestinali: (=/>2% dei pazienti) dispepsia, diarrea, nausea; (=/>1% dei pazienti) costipazione, gastroenterite, vomito, flatulenza, ascessi ai denti, gastrite.

Metabolici: (rari) iperglicemia, incremento di glutamil transpeptidasi, fosfatasi alcalina, bilirubina.

Muscoloscheletrici: (=/>2% dei pazienti) mialgia, dolore alla schiena; miopatia; (=/>1% dei pazienti) artrite, artralgia, fratture patologiche; aumento della creatinchinasi.
Rosuvastatina è associata ad una bassa incidenza di tossicità muscolare a dosi </= 40 mg/die, l’incidenza aumenta significativamente per dosi pari a 80 mg/die: l’aumento della creatinchinasi > 10 x limite massimo superiore è compreso fra 0,2% e 0,4% con dosi di 5-40 mg/die ed è pari a 1,9% con dosi di 80 mg/die (vs 0,03% - 0,9% con le statine competitor alle dosi di 5-80 mg/die); l’incidenza di miopia è pari a 0,1-0,2% con dosi di 5-40 mg/die ed è pari a circa l’1% con dosi di 80 mg/die (vs 0-0,5 % con le statine competitor alle dosi di 5-80 mg/die).
La tossicità muscolare indotta dalle statine è dose-dipendente e la comparsa dei sintomi può richiedere mesi o anni. L'incidenza stimata di miopatia indotta da statine risulta pari a 5-11 casi ogni 100.000 pazienti, mentre quella per rabdomiolisi è pari a 3-4 casi ogni 100.000 pazienti (mortalità pari al 10%). Il 60% dei casi di rabdomiolisi da statine riportati in letteratura era dovuto ad interazioni farmacologiche. La rabdomiolisi se non trattata porta a danno d'organo irreversibile con rischio di morte. Il meccanismo con cui le statine inducono rabdomiolisi non è noto. E' stato ipotizzato che dipenda dalla deplezione dell'ubiquinone (coenzima Q10), co-fattore nel trasporto mitocondriale degli elettroni. Il processo che porta alla formazione dell'ubiquinone annovera tra i suoi precursori il mevalonato la cui sintesi è inibita dalle statine.

Respiratori: (=/> 2% dei pazienti) faringite, rinite, sinusite; (=/> 1% dei pazienti) bronchite, tosse, dispnea, polmonite, asma.

Sistemici: (=/> 2% dei pazienti) sindrome influenzale, edema periferico.

Urogenitali: (=/> 2% dei pazienti) infezioni delle vie renali; (rari)
proteinuria, ematuria.
La proteinuria, nella maggior parte dei casi di origine tubulare, è risultata transitoria e intermittente, non predittiva di danno renale acuto o progressivo (Vidt et al., 2004 e 2006; Sidaway et al., 2003; Verhulst et al., 2003).