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Triticum Vulgare

Fitostimoline

Farmacologia - Come agisce Triticum Vulgare?

Il Triticum vulgare o sativum o aestivum è una pianta erbacea annuale appartenente al genere Triticum, famiglia Poaceae. L’estratto acuqoso di Triticum vulgare, noto comunemente come frumento o grano tenero, si ottiene dal germe.

L’estratto acquoso di Triticum vulgare interviene nei processi di riparazione dei tessuti: stimola la chemiotassi e la maturazione dei fibroblasti (aumento dell’indice fibroblastico) (Sanguigno et al., 2015). I fibroblasti sono le cellule più numerose del tessuto connettivo la cui funzione principale è quella di produrre la matrice e il collagene extracellulare da cui dipende la funzione di sostegno del tessuto connettivo stesso. I fibroblasti si trovano nello strato intermedio della pelle (derma), posto fra quello più superficiale (epidermide) e quello più profondo (ipoderma). Il collagene e l’elastina prodotta dai fibroblasti del derma conferiscono elasticità alla pelle. In caso di danno cutaneo, i fibroblasti giocano un ruolo chiave nel processo di guarigione, poiché da loro dipende la formazione di nuovo tessuto. I fibroblasti inducono infatti la formazione di tessuto di granulazione che funziona come supporto per il successivo processo di re-epitelizzazione.

Da un punto di vista biochimico, l’estratto acquoso di Triticum vulgare stimola l’attività dell’enzima ornitina decarbossilasi (ODC) e aumenta la captazione di prolina da parte dei tessuti. L’aumento dell’attività enzimatica è stata associata, in vitro, a proliferazione cellulare  sostenuta, dose-dipende, da parte dell’estratto acquoso di Triticum vulgare (2-10%). Con l’aggiunta al terreno di cultura cellulare di Triticum vulgare al 10% la stimolazione della crescita cellulare è risultata approssimativamente del 72%, che corrisponde a 20 ng/ml di fattore di crescita dei fibroblasti (Farinella et al., 1986).

In uno studio clinico controllato (con placebo), in doppio cieco, l’applicazione intravaginale di crema a base di estratto acquoso di Triticum vulgare (concentrazione di principio attivo pari al 20%) è risultata più efficace nel ridurre i sintomi legati a infiammazione e alterato trofismo dei tessuti vaginali quali secchezza vaginale, dolore, bruciore, prurito, leucorrea, dolore pelvico, eritema ed edema vulvare e/o vaginale. Il trial prevedeva l’applicazione della crema vaginale, o del placebo, per tre cicli di 20 giorni ciascuno intervallati da 10 giorni di non trattamento (corrispondenti al ciclo mestruale delle pazienti) (Mollica et al., 2008).

In caso di vaginosi batterica la terapia con l’estratto acquoso di Triticum vulgare (ovuli e crema vaginale associati a irrigazione vaginale) è risultata efficace quanto il trattamento con benzidamina cloridrato. La vaginosi batterica consiste in un’alterazione del normale equilibrio della flora batterica vaginale ed è caratterizzata da perdite (leucorrea), prurito, dolore e irritazione. L’esito clinico primario dello studio era rappresentato dalla percentuale di pazienti con risoluzione dei sintomi di vaginite al termine del trattamento (successo terapeutico, ovvero punteggio < 2 valutato con una scala semiquantitativa riferita a 6 sintomi soggettivi – bruciore, dolore, prurito, secchezza vaginale, dolore durante il rapporto sessuale, difficoltà nell’emettere le urine – e a 4 sintomi obiettivi – leucorrea, eritema vulvare, edema vulvare, presenza di abrasione/erosione). Al termine dello studio il 98,8% delle pazienti trattate con l’estratto acquoso di Triticum vulgare e il 92,9% delle pazienti trattate con benzidamina cloridrato hanno evidenziato successo terapeutico (pazienti randomizzate che hanno seguito il protocollo terapeutico). Nelle pazienti con vaginite positive al test del tampone per la ricerca di patogeni, il successo terapeutico è stato osservato nel 66,3% vs 67,5%, rispettivamente con Triticum vulgare e benzidamina. Durante lo studio non sono stati riscontrati effetti avversi importanti; l’1,1% e il 2% delle pazienti trattate, rispettivamente, con Triticum vulgare e benzidamina cloridrato, hanno evidenziato lievi effetti collaterali locali (Boselli et al., 2012).

In uno studio clinico randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, l’applicazione dell’estratto acquoso di Triticum vulgare non è risultata più efficace del placebo nel favorire la ri-epitelizzazione in pazienti con piaghe da decubito superficiali o di grado II secondo la classificazione NPUAP (National Pressure Ulcer Advisory Panel) (Di Giulio et al., 2004)

In uno studio pilota randomizzato, l’applicazione di Triticum vulgare in formulazioni differenti (crema, garze medicate, schiuma, idrogel, medicazione a bendaggio con gel o dressing gel) è stato valutato come possibile opzione terapeutica in caso di ulcere venose alle gambe. Il trattamento è stato continuato fino a cicatrizzazione o per un massimo di 29 giorni. Tutti i trattamenti, ad eccezione della schiuma, hanno determinato una riduzione delle dimensioni della lesione del 40-50%; con la schiuma la riduzione è stata inferiore. Il maggior effetto in termini di riduzione di segni e sintomi è stato ottenuto con le garze medicate (Romanelli et al., 2015).