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Vaccino Varicella

Varilrix, Varivax, Priorix Tetra

Farmacologia - Come agisce Vaccino Varicella?

Il vaccino per la varicella è un vaccino vivo attenuato ottenuto a partire da un ceppo virale selvaggio chiamato Oka dal nome del bambino dalle cui vescicole fu isolato il virus. Il vaccino è stato preparato per la prima volta in Giappone nel 1974.

In Italia sono disponibili due vaccini monovalenti per la varicella, uno contenente il ceppo virale di tipo Oka-RIT (specialità medicinale Varilrix) e l’altro il ceppo virale di tipo Oka/Merck (specialità medicinale Varivax). Uno studio che ha confrontato sicurezza, tollerabilità e immunogenicità dei due vaccini, in bambini sani di età compresa fra 12 e 24 mesi, ha evidenziato un profilo di sicurezza sovrapponibile e una sieroconversione, a 6 settimane di distanza dalla somministrazione di una dose, pari al 97,1% con il vaccino Oka/Merck a 50.000 PFU (unità formanti placca), pari al 95,3% con Oka/Merck a 16.000 PFU, pari all’85,6% con Oka-RIT a 40.000 PFU (Lau et al., 2002).

Il vaccino per la varicella è risultato efficace nell’85% dei casi di varicella (tutte le forme) e nel 97% dei casi di varicella moderatamente grave o grave.

La varicella è una malattia infettiva sostenuta dal virus varicella-zoster, appartenente alla famiglia degli Herpes virus. I sintomi iniziali con cui compare l’infezioni sono mal di testa, febbre, malessere generale e perdita di appetito; a questi segue la comparsa dell’esantema caratteristico, rappresentato dalla formazione di vescicole sierose (piccole bolle) associate a prurito. Tali vescicole seccano formando croste, non più infettive, che se rimosse prima del tempo possono lasciare cicatrici permanenti. Il 5% di coloro che contraggono l’infezione vanno incontro a complicanze: polmonite (complicanza più comune in adolescenti e adulti), encefalite, meningite, lesioni della pelle e complicanze agli occhi. Tali complicanze aumentano quando la varicella si manifesta in età adulta (i ricoveri ospedalieri aumentano di 9 volte rispetto a quanto osservato in ambito pediatrico, l’encefalite aumenta di 7 volte e la mortalità aumenta da 5 a 25 volte, nel bambino sano la mortalità per varicella è pari a 1,2-2,6/100.000 casi) (Epicentro, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, 2014).

Nelle persone che hanno avuto la varicella, il virus permane nell’organismo in forma latente asintomatica nelle cellule dei gangli delle radici nervose spinali. In una percentuale piccola di soggetti adulti (10-20%), il virus può riattivarsi dando luogo all’infezione da herpes zoster (comunemente chiamato “Fuoco di San Antonio”) con caratteristiche diverse da quella della varicella. In genere il Fuoco di San Antonio si manifesta in soggetti con immunodeficienza.

La somministrazione del vaccino della varicella secondo la schedula vaccinale che prevede due dosi è stata associata ad una maggiore protezione verso l’infezione rispetto alla somministrazione di una sola dose di vaccino. In bambini e ragazzi di età compresa fra 12 mesi e 12 anni, l’efficacia del vaccino per la varicella, in un arco di tempo di 10 anni, è risultata pari al 98% con due dosi di vaccino e al 94% con una sola dose di vaccino (p<0,001). Il tasso cumulativo di casi di varicella nei 10 anni è stato il 2,2% con due dosi di vaccino e il 7,5% con una dose di vaccino. Nei ragazzi con più di 13 anni e negli adulti l’efficacia del vaccino (due dosi), valutata come protezione in caso di esposizione all’infezione in famiglia, è risultata pari all’80-100% per un arco di tempo di 6-7 anni.

Nelle persone vaccinate a prescindere dal titolo di anticorpi al basale (popolazione Full Analysis Set) il tasso di sieroprotezione verso la varicella (anticorpi verso il virus della varicella zoster VZV =/> 5gpElisa unità/ml) è risultata maggiore del 99% dopo la seconda dose di vaccino.

Diversi studi clinici hanno evidenziato un significativo aumento del titolo di anticorpi con la somministrazione di una seconda dose di vaccino dopo 3-6 anni dalla prima dose, mentre non sono state segnalate differenze fra la somministrazione delle due dosi dopo 3 mesi o dopo 3-6 anni. Il tasso di sieroconversione è stato pari al 100% sia dopo la prima dose che dopo la seconda dose; il tasso di sieroprotezione è risultato pari a circa l’85% dopo la prima dose e a circa il 100% dopo la seconda dose, con un aumento della media geometrica del titolo di anticorpi di circa 10 volte (Agenzia Italiana del Farmaco, 2014).

Persistenza della risposta immunitaria al vaccino per la varicella
Nei bambini e nei ragazzi (età =/< 12 anni) vaccinati con una sola dose di vaccino gli anticorpi per la varicella sono risultati rilevabili fino a 6 anni dopo la vaccinazione in percentuali variabili fra il 98,7% e il 100% dei pazienti.
Confrontando la schedula vaccinale con una dose vs con due dosi, una percentuale maggiore di bambini e ragazzi ha evidenziato sieroprotezione ad un anno dalla vaccinazione nel gruppo trattato con due dosi rispetto a quello trattato con una dose, ma questa differenza non era più presente a partire dal secondo anno e fino al nono anno di follow up (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2014).

Nei ragazzi con più di 12 anni e negli adulti trattati con due dosi di vaccino, gli anticorpi per la varicella sono risultati rilevabili in circa il 97% dei pazienti per un arco di tempo di 6 anni. E’ possibile che la persistenza degli anticorpi per la varicella sia dovuta all’esposizione nel corso degli anni al virus selvaggio (tale esposizione infatti aumenta il titolo anticorpale). La somministrazione di una seconda dose di vaccino 4-6 anni dopo la prima dose è stata associata ad un aumento significativo (5-6 volte) della media geometrica del titolo di anticorpi in ragazzi che avevano ricevuto la prima dose di vaccino ad un’età variabile da 1 a 17 anni.

Efficacia a lungo termine del vaccino per la varicella
Diversi studi clinici che hanno preso in considerazione l’impatto della vaccinazione per la varicella nella popolazione pediatrica sul lungo periodo hanno confermato l’efficacia del vaccino nel ridurre il rischio di infezione di circa il 90%, con un effetto di protezione per un periodo di almeno 15 anni sia nei vaccinati che nei non vaccinati (”immunità di gregge”) (Agenzia Italiana del farmaco, 2014). L’immunità di gregge è dovuta alla ridotta circolazione di un patogeno per l’elevato numero di soggetti vaccinati che si traduce in una protezione “passiva” per i soggetti non vaccinati.

Negli Stati Uniti, dove il vaccino per la varicella è stato introdotto nel 1995 in modo massivo, in uno studio osservazionale che ha arruolato più di 7000 bambini vaccinati nel secondo anno di vita, l’incidenza di varicella è risultata circa 10 volte più bassa nei vaccinati rispetto ai bambini della stessa età non vaccinati (epoca pre-vaccinale) (efficacia del vaccino compresa tra il 73 e il 90%, follow up: 14 anni, 1995-2009) (Baxter et al., 2014). Nei bambini vaccinati inoltre l’incidenza di herpes zoster è risultata inferiore rispetto a quella osservata nei bambini che avevano contratto la varicella da virus selvaggio in epoca pre-vaccinale. I casi di varicella ed herpes zoster osservati nei bambini vaccinati sono risultati in genere di minor gravità.

Dati di sorveglianza a lungo termine provenienti da indagini trasversali sull’incidenza della varicella hanno dimostrato un graduale declino dei tassi di incidenza della malattia fino al 90-95% in tutti i gruppi di età, sia nei bambini e negli adolescenti vaccinati e non vaccinati. Inoltre è stata osservata una diminuzione di circa il 90% nei tassi di ospedalizzazione per varicella in ogni gruppo di età.

Negli Stati Uniti l’uso del vaccino per la varicella (nella maggior parte dei casi somministrato come singola dose) ha determinato una riduzione del tasso di mortalità annuo dovuto alla varicella pari all’88% in un arco di tempo di 12 anni (0,41/milione di persone nel 1990-1994 vs 0,05/milione di persone nel 2005-2007). La mortalità è diminuita in tutti i gruppi di età, con i valori più alti nei ragazzi sotto i 20 anni (97%) e negli adulti sotto i 50 anni (96%) (Marin et al., 2011).

Efficacia post-esposizione del vaccino per la varicella
il vaccino per la varicella quando somministrato entro 3 giorni dal contatto con soggetti infettivi è risultato efficace nel prevenire la comparsa della malattia.

L’analisi di tre studi clinici, per un totale di 110 bambini, ha evidenziato una riduzione significativa dell’incidenza di varicella fra soggetti vaccinati entro 3 giorni e soggetti non vaccinati. Tra i bambini vaccinati il 23% ha sviluppato l’infezione contro il 78% dei bambini non vaccinati (o che avevano ricevuto un placebo). Inoltre, la maggior parte dei bambini vaccinati che ha manifestato i sintomi della varicella, ha sviluppato una forma lieve della malattia (con meno di 50 lesioni cutanee) (Macartney et al., 2014).